Già, parliamo proprio di fatiche di fine stagione visto l’impegno fisico che si è reso necessario affrontare per giungere alla méta sul monte Borgat, ultima gita della stagione 2014.
Pronti … via! e si parte da Casso imboccando un sentiero che quasi subito rivela la sua natura ripida ed a brevi tratti scoscesa. In breve si guadagna un dislivello che permette già di poter guardare in basso verso il fondo valle ed il punto di partenza.
In fila ordinata e quasi in silenzio si risalgono pazientemente le ultime balze boscose …
… fino a raggiungere finalmente le prime praterie in quota che ricoprono pendii a volte di notevole pendenza. La vista sulla valle sottostante e sulla piana di Longarone è veramente notevole.
E’ il caso qui di concedersi una breve pausa che permetterà anche di ricongiungersi ad alcuni ritardatari.
E poi via di nuovo, si riparte faticando in ordinata colonna puntando ad una fascia di balze di roccia verticali che verranno aggirate con un lungo traverso verso Est fino a raggiungere una forcella.
Il traverso a qualcuno è andato ‘di traverso’!!
E la fatica si fa veramente sentire, soprattutto nella risalita lungo il versante nord che permetterà di raggiungere la più agevole dorsale del monte. Fortunatamente è l’ultima fatica degna di nota, affrontata stoicamente anche dai meno allenati.
Raggiunta la dorsale ci si trova quasi subito in vista del sito geologico di interesse comunitario dei Libri di San Daniele, che si riconosce dalla presenza di calcari non più bianchi ma di colore rossastro ben distinguibile.
Il sito è caratterizzato da un radicale cambiamento della struttura geologica che ora presenta una fitta successione orizzontale di strati di deposizione che fa pensare, appunto, a delle pagine accatastate una sull’altra come fossero libri di un’antica libreria. Le intemperie ed il tempo hanno stravolto parte di queste cataste generando un po’ di disordine.
‘Signora su libro’, di artista contemporaneo, 2014.
Lasciato il sito geologico alle spalle ci si ritrova subito sui dolci declivi delle praterie sommitali che in breve tempo conducono alla cima del monte Borgat.
Da un foro naturale poco sotto la cresta sommitale si può godere di una veduta particolare sullo scosceso ed articolato versante nord.
Ed è cima, finalmente. Motivo per sostare ed alimentarsi e per scattare la foto di rito che ritrae il gruppone riunito, meno il fotografo ovviamente
… svakkamento …
Poteva essere tutto rose e fiori? Noooo! E la nebbia ha subito provveduto a coprire anche quel poco panorama di cui abbiamo goduto fino a quel momento, portando con sé pure un clima freddo ed umido che ci ha spinti ad anticipare la partenza per il rientro.
E si scende, quindi, lungo una via di rientro diversa dalla salita che ci permette di chiudere un anello rientrando al punto di partenza.
… The Green Twins …
La via di discesa permette di osservare l’immane frana che nel 1963 si staccò dal monte Toc per precipitare nell’invaso artificiale della diga del Vajont causando la catastrofe che tutti oramai conoscono.
Più in basso, percorrendo il Trui dal Sciarbon una volta utilizzato dai valligiani per trasportare il carbone di legna da essi prodotto e venduto verso la valle del Piave, è pure possibile avere uno scorcio su ciò che resta dell’invaso artificiale. Il Trui dal Sciarbon ha permesso di raggiungere nuovamente l’abitato di Casso ove avevamo parcheggiato l’auto al mattino.
Bene, gita terminata, 20 partecipanti che si dichiarano felici e soddisfatti, che dire …. piacere nostro e grazie a tutti e … TORNAIT!



















